C’è parecchia confusione sotto i cieli del Belpaese: sullo stop alle auto termiche, arrivano messaggi di difficile lettura.
Facciamo un passo indietro, alla Cop26 di Glasgow di inizio novembre 2021. L’Italia dice no alle auto elettriche dal 2040 nel mondo e nel 2035 in Unione Europea: perché serve un approccio meno rigido, più improntato alla concretezza. A sorpresa, a metà dicembre, ecco però l’uscita del Cite: il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica. I ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, delle Infrastrutture Enrico Giovannini, dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, definiscono le tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna: stop alle vendite di auto nuove con motore a combustione interna, a benzina e diesel, entro il 2035.
Dura la reazione dell’Anfia (filiera auto italiana) solo contro il Cite: se davvero il bando delle termiche scatterà per il 2035 in Italia, il nostro Paese rischia di perdere, al 2040, 73.000 posti di lavoro. Di cui 67.000 nel periodo 2025-2030. In compenso, i nuovi occupati creati dall’elettrico non potranno mai e poi mai raggiungere il numero gigantesco di disoccupati post termico.
In più, l’Anfia domanda al Governo di fare quello che Esecutivi di altre nazioni hanno già fatto: dare certezze alla filiera e definendo la transizione produttiva e della mobilità sostenibile.
Che fa il Governo Draghi? In modo molto politico, non smentisce categoricamente quanto ha detto il Cite. Ma neppure lontanamente conferma. Sostiene che si è svolta a Palazzo Chigi la quarta riunione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica. Qui, si è discusso le tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna. E si è osservato che nella maggior parte dei Paesi avanzati il bando delle auto nuove con motore a combustione interna avverrà entro il 2035.
Nella maniera più assoluta, il Governo non parla di fine delle vendite di auto a benzina e diesel. Né tantomeno di fine della produzione. Si riferisce solo alla discussione.
Dopodiché, intervengono Assopetroli e Unem, che si dicono davvero preoccupate per le parole del Cite. Perché vengono lanciati messaggi in contraddizione tra di loro sui quali è urgente che il Governo faccia chiarezza. Con una data di fine vita per i motori endotermici, verrà meno la spinta agli investimenti in ricerca e sviluppo nei biocarburanti e carburanti sintetici, che hanno un ruolo cruciale nella transizione energetica. Insomma, un po’ come tirarsi la zappa sui piedi. Che caos.
crediti foto: vaielettrico.it
Comments