La burocrazia italiana congela gli incentivi statali.
Per l’auto elettrica in Italia questo è uno dei momenti più difficili. Anzitutto, a febbraio 2024, le immatricolazioni di vetture a corrente sono state solo 4.983: un flop totale, -3,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Non c’è nessun passo avanti, con le vendite di novembre 2021 che ammontavano a 6.927 unità. Già all’epoca era un fenomeno di nicchia, e adesso la fettina di torta del mercato si è assottigliata ancor più. Le elettriche circolanti al 31 gennaio 2024 sono poco più di 222.711 con le immatricolazioni full electric che a inizio anno sono pari a 2.947 unità, giù del -11,61% rispetto allo stesso periodo del 2022.
La causa? La paralisi totale degli incentivi statali. La legge è pronta da un bel pezzo, ma manca una serie infinita di passaggi burocratici: il Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio), pubblicazione dello stesso sulla Gazzetta Ufficiale dopo il passaggio alla Corte dei Conti che deve dare l’ok. Quindi, occorre l’attivazione della piattaforma informatica.
L’annuncio di bonus da parte della politica induce automobilisti e imprese a rimandare l’acquisto fino all’entrata in vigore delle nuove agevolazioni, già rese pubbliche: è il caos totale sull’elettrico.
Quand’anche dovessero arrivare i bonus, permarrebbero le criticità. Secondo le Case estere (Unrae), servirebbero l’innalzamento degli incentivi unitari e l’inclusione delle persone giuridiche con sconto a importo pieno. Per contribuire a un effettivo slancio dell’elettrico, sarebbe necessario eliminare il price-cap sulla fascia 0-20 g/km, o quantomeno allinearlo a quello della fascia 21-60 g/km”.
Il secondo fattore del ko dell’auto elettrica in Italia è il numero di colonnine, non sufficiente: grosso modo 25.000, con 50.678 punti di ricarica (dato Motus E), gran parte delle quali lente. Oggi, il 18% delle infrastrutture già installate risulta inutilizzabile dagli utenti finali. Perché? Non è stato finora possibile realizzare il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia. Poi ci sono complessità burocratiche. Per questo, bisogna semplificare gli iter delle amministrazioni locali.
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