In tema di incentivi, regna la confusione e l'incertezza
Piano a dire che l’Europa spinge per l’auto elettrica con gli incentivi. Infatti, in Germania è caos. In terra teutonica, la Corte costituzionale ha detto basta: sospeso (in largo anticipo) il bonus ambientale fino a 6 mila euro per l'acquisto di vetture a corrente. Perché mancano 60 miliardi di euro dal Fondo per il clima e la trasformazione. Si sono fatti i conti senza l’oste: si doveva arrivare al 31 dicembre 2024 e invece a dicembre 2023 già non ci sono più quattrini.
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Come sempre, decisi e perentori i tedeschi. Robert Habeck, Ministro tedesco dell'Economia e del Clima: “Non possiamo più fare cose a cui ero molto favorevole, in particolare la promozione delle auto elettriche e il contenimento delle tariffe di rete. Capisco la delusione. Questo è uno dei tagli che avrei voluto evitare e su cui avevo messo in guardia già prima della sentenza". Per addolcire la pillola, ha aggiunto che in Germania si sta ampliando in modo massiccio l'infrastruttura delle stazioni di ricarica. Sostenendo l'industria espandendo la produzione di batterie e semiconduttori.
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Peggio ancora in Italia. Gli ecobonus ambientali sono stati un flop senza precedenti. Pensati da governi vecchi, non hanno avuto la spinta vitale necessaria dall’odierno esecutivo. Incentivi deboli, con un tetto di prezzo, senza appeal per il noleggio. Il direttore generale Unrae (Case estere) Andrea Cardinali parla di Italia in forte ritardo nel programma di transizione energetica. Problematiche reddituali del nostro Paese? In realtà , il Regno Unito, con un Pil pro capite a parità di potere di acquisto in linea con quello italiano, ha una percentuale di elettriche quattro volte superiore. Anche Paesi con Pil pro capite a parità di potere di acquisto ben inferiore al nostro presentano una quota di BEV superiore: è il caso del Portogallo con elettriche al 17%, della Romania al 10,6%, della Slovenia all’8,5%, della Lituania al 7,3%.
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Soluzione? Correggere l’attuale schema degli incentivi per le fasce 0-60 g/km, che non sta funzionando, tant’è che a fine anno avanzerà il 72,5% dei fondi. Occorre includere tutte le persone giuridiche ripristinando l’importo integrale del bonus; eliminare il price cap o almeno riportarlo ai limiti precedenti tenendo conto dell’inflazione e aumentare i contributi unitari.
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C’è un pericolo: rischiamo di diventare un mercato di serie B per le Case automobilistiche, privo di attrattiva per gli investitori esteri, che troveranno accoglienza in tutti quei Paesi che invece stanno guidando la transizione in modo spedito.
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